Il nome in codice è Project Titan e l’operazione, in effetti, è alla stregua delle più azzardate “mission impossible” del Tom Cruise dei tempi migliori, anche se in questo caso il protagonista, anzi la protagonista, e la mela più famosa di tutti i tempi. Quella morsicata di Cupertino, quella del compianto Steve Jobs, il visionario ammaliatore di folle che ha rivoluzionato il mondo della tecnologia inventando il Mac, il computer che poteva essere usato da tutti, e l’iPhone, il telefono senza tastiera e che navigava su Internet toccando direttamente lo schermo. E molto altro ancora.
“Stay hungry, stay foolish”, la frase con cui Steve chiuse il suo celeberrimo discorso tenuto agli studenti dell’Università di Stanford il 12 giugno del 2005, è diventata un mantra a cui tutti i giovani sognatori ricorrono per sentirsi meno vulnerabili di fronte alle scelte che la vita impone.
E “foolish” lo è sicuramente la nuova Apple Car elettrica, la Titan, appunto, la nuova auto elettrica con guida automatica, pronta a spartirsi il settore con Google, che da anni sta lavorando su un progetto simile e non solo ha già messo da un po’ su strada il prototipo, ma ha firmato recentemente un accordo con FCA secondo il quale entro la fine dell’anno vedremo sfrecciare sulle strade degli Stati Uniti un centinaio di Pacifica, il minivan targato Chrysler, dotati di tecnologia driverless.
Altra concorrente che compete per lo stesso podio è Tesla, altra azienda “hungry” e “foolish” della Silicon Valley, leader indiscussa e, per ora, indiscutibile nella produzione di veicoli completamente ecologici che non fanno rimpiangere le inquinanti automobili a carburante, a nome della quale Elon Musk, altro geniale visionario, CEO e fondatore della stessa, ha annunciato che entro breve utilizzare macchine senza guidatore sarà azione normale naturale, come salire in ascensore.
Va chiarito subito che nessuno da Cupertino ha mai confermato ufficialmente che Tim Cook, l’erede di Steve Jobs, tanto diverso da quest’ultimo nella personalità quanto simile nella capacità di sfornare successi su successi, abbia intenzione di entrare, e di affermarsi come precursore, nel settore dell’Automotive, ma molti sono i rumors e, soprattutto, gli indizi che fanno pendere l’ago della bilancia verso il sì.
La Reuters in persona fa trapelare, infatti, attraverso attendibili fonti, che la Apple si starebbe interessando a possibili collaborazioni con produttori di colonnine di ricarica, al fine, pare, di poter creare un’infrastruttura adeguata per permettere la circolazione della Titan, e con la stessa Enel, che ha messo a punto, insieme a Nissan ed alla startup Nuvve, V2G (Vehicle to Grid, ovvero “auto in rete”), l’innovativo sistema che permetterebbe addirittura di “vendere” al fornitore di energia elettrica la carica in eccesso, soprattutto durante i momenti di stazionamento, in modo da trasformare l’autovettura in una piccola centrale elettrica autonoma semovente.
E poi ci sono gli esperti che Tim Cook avrebbe portato a Cupertino, si mormora circa 200, ma c’è chi dice 600, talenti dell’Automotive, a farci capire che da quelle parti qualche progetto grosso bolle in pentola, assunzioni che, sempre secondo indiscrezioni, sarebbero valse una denuncia per “sottrazione di dipendenti” all’Apple stessa da parte di A123 System, un costruttore di batterie al litio del Michingan. Come Chris Porritt, ad esempio, ex Vice Presidente del reparto ingegneristico Tesla, ma ex anche di Land Rover ed Aston Martin, che ha preso il posto di Steve Zadesky, veterano del design ed ex ingegnere Ford, da gennaio ex anche della Mela, Doug Betts, ex esperto della Divisione Qualità di FCA, Paul Furgale, un ricercatore europeo che si occupa di veicoli senza autista, e non mancano esperti di targhe digitali, algoritmi automobilistici, software, radar, telecamere, sensori e quant’altro. Tutti “rubati” a giganti degli specifici settori per farli partecipare al “progetto segreto” della Mela morsicata. Che tanto segreto più non è.
Ma come funzionerà l’Apple Car elettrica? Difficile dare notizie certe visto che ancora addirittura manca la conferma ufficiale che esista il progetto, ma siamo certi che si avvarrà della tecnologia driverless più all’avanguardia, basata su sensori, telecamere, computer di bordo e sistemi informatici in grado di calcolare velocemente tutte le variabili che si possono presentare e regolare il comportamento di guida di conseguenza.
Quando vedremo l’iCar sulle strade? Entro il 2020 dice qualcuno, smentito dal Wall Street Journal in persona che l’annuncia, invece, per il 2019.
Fin qui è tutto abbastanza certo, anche senza ufficialità. Tutto il resto è indiscrezione pura.
Come che il prototipo dell’Apple Car elettrica sarebbe già pronto per essere testato, ad esempio, oppure che il progetto sia figlio dello stesso Steve Jobs, morto troppo prematuramente per poterlo attuare, ma non abbastanza per non riuscire a “vederlo” e ad immaginarlo, in tempi in cui il touch su uno screen lasciava ancora a bocca aperta.
Ci siamo arrivati, insomma a quei robot a servizio degli esseri umani descritti da Isaac Asimov, altro visionario “hungry e foolish” in “Io, Robot”, fantascientifici ed irraggiungibili, allora, dietro l’angolo e a portata di mano, oggi.
Con la speranza, ovviamente, di poter scrivere un finale diverso.