Il Joystick da automobile per disabili, finalmente arriva l’omologazione: un passo avanti di civiltà
Giulio Orzieri 24 Giugno 2016

Si chiama Fabio Trono e, molto probabilmente, nessuno lo conosce. È un programmatore novarese di 31 anni, tetraplegico quasi totale, se non fosse per una parziale mobilità che gli è rimasta in un braccio.

Era il 2007 quando uno spaventoso incidente in moto segnò la sua vita e fece di lui un “invalido al 100%”, secondo definizione di legge. Ventidue anni, allora, ed una vita ancora tutta da scommettere, ma, evidentemente, uno spirito indomito che gli ha permesso di non arrendersi. E diventare un precursore, un combattente, in barba alla definizione di legge.

Arriviamo al 2009 quando Fabio, da sempre appassionato di motori ed «in grado di guidare qualsiasi veicolo», come lui stesso racconta, contatta il Centro Protesi di Budrio ed esprime il suo desiderio di ritornare al volante, con quell’unico braccio che ancora gli risponde. Lo prendono sul serio e cominciano a lavorare per sviluppare, avvalendosi della collaborazione di Fabio stesso e della ditta astigiana Kivi, specializzata nella produzione di sistemi di guida per disabili, un prototipo di automobile che si può guidare grazie ad un sistema di joystick per disabili a quattro vie che permette di controllare l’acceleratore, il freno, lo sterzo, le luci e le frecce. Come fosse un videogioco.

Ci vogliono due anni, però, e arriviamo, quindi, al 2011, per ottenere il via libera dal Ministero dei Trasporti. Via libera per poter progettare il prototipo e lavorarci su. Fabio ed i progettisti del Centro di Budrio non si perdono in polemiche e si mettono al lavoro.

Gennaio 2013. Il prototipo del sistema di guida è pronto e montato sull’auto di Fabio, il quale sale a bordo e, sotto gli occhi della stampa dimostra che un disabile al 100% con spirito abile al 100% può superare ogni limite, guidando un’autovettura in completa autonomia utilizzando esclusivamente il joystick da automobile per disabili che ha contribuito a progettare.

Fine primo atto: il primo passo avanti nella civiltà è compiuto.

Gennaio 2016, cinque anni dopo, arriva l’omologazione, sempre da parte del poco “celere” Ministero dei Trasporti dello Space Drive, il sistema di guida, evoluzione di quel primo prototipo coraggioso, prodotto dalla ditta tedesca Paravan, leader mondiale nel campo dei veicoli per disabili realizzati su misura, che permette anche a paraplegici, tetraplegici e tutti coloro che sono affetti da patologie invalidanti di guidare un’autovettura in tutta sicurezza posizionandosi al volante direttamente con la carrozzina.

L’omologazione, da tanti anni attesa e finalmente arrivata, riguarda due versioni dello Space Drive, quello singolo, che permette di controllare o acceleratore/freno o sterzo, e quello duale, acceleratore/freno e sterzo insieme, entrambe comandate da un joystick da automobile per disabili, a 4 vie o a 2 vie, piuttosto che da un volante rotativo o da una leva per acceleratore/freno a pedale, a seconda della parte del corpo del guidatore colpita da disabilità.

La tecnologia utilizzata è quella che si basa sul principio del “drive by wire”, grazie alla quale è possibile comandare freni, acceleratore e sterzo con ausili controllati da microprocessori che, nel giro di qualche nanosecondo mandano impulsi ai servomotori di riferimento. I segnali vengono inviati tre volte alla CPU, la centralina di controllo, controllati e verificati, a garanzia di sicurezza per il conducente che dipende totalmente dal sistema di guida.

Ultima, ma non ultima d’importanza, notizia è che nel caso di aggravamento della patologia è possibile riadattare tutte le componenti e le impostazioni, soprattutto per quanto riguarda i parametri relativi allo sforzo di azionamento o all’escursione degli elementi di comando, al fine di organizzare in modo millimetrico il joystick da automobile per disabili o qualsiasi altro dispositivo di azionamento.

È tutto pronto, quindi, e dopo quasi 10 anni dall’idea lanciata da un giovane di Novara appassionato di motori e da essi apparentemente tradito, si taglia un traguardo che non può non essere celebrato.

Possiamo, quindi, affermare che anche sul secondo atto di questa vicenda cala il sipario e arriva la fine, la lieta fine, c’è da sottolineare, anche se resta uno strascico che merita, forse il palcoscenico: visti i costi non certo contenuti del joystick da automobile per disabili, ci auguriamo che il Ministero della Salute raccolga la sfida di porsi a fianco di quei disabili che non hanno la disponibilità economica per poterlo acquistare in autonomia, magari recependo il messaggio in tempi più brevi rispetto al “collega” dei Trasporti, contribuendo a dimostrare che gli elefanti, se gli si concede la possibilità, si sanno muovere come farfalle nella famosa cristalleria.

Giulio Orzieri

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