Alfa Romeo 4C Hokusai, quando il design italiano diventa arte
Giulio Orzieri 28 Settembre 2016

È una one-off, come si dice in gergo tecnico, ovvero un’automobile prodotta in un unico esemplare. E già questo dà l’idea della straordinaria unicità che l’Alfa Romeo 4C Hokusai possiede. Tre sono le personalità di prestigio che, in qualche modo, hanno “siglato” il progetto, tutte e tre dotate di corredo genetico creativo,

Garage Italia Customs è la prima. Ultima creatura imprenditoriale voluta dallo stravagante e, a volte, chiacchierato, rampollo di casa Agnelli, quel Lapo Elkann che sa fa parlar di sé più per i look stravaganti che per la sua estrosa capacità di dare forma ad idee apparentemente visionarie. Un’officina, se così vogliamo chiamarla, che prende veicoli, già straordinari per conto loro, e li personalizza a tal punto da renderli vere e proprie opere d’arte.

Alfa Romeo 4C è la seconda. La sportiva che più sportiva non si può firmata dal Biscione, linee morbide, rotonde, motore che intona concerti e carattere da cavallo di razza. La supercar che rappresenta in tributo alla storia di una delle aziende che ha saputo dare sostanza al mito del design italiano automobilistico in tutto il mondo.

Katsushika Hokusai è la terza. Uno dei più significativi artisti giapponesi, pittore e xilografo vissuto a cavallo tra il 1700 ed il 1800, sicuramente il maggior rappresentante della scuola Ukiyo-e, le particolari stampe giapponesi incise su matrici di legno che hanno saputo raccontare al mondo occidentale, attraverso le immagini raffigurate, la vita ed i paesaggi orientali ed hanno addirittura influenzato la pittura impressionista e la pop art.

Tra tutte le xilografie di Hokusai ce n’è una che ha varcato i confini dell’Impero del Sol Levante ed ha attraversato oceani, diventando occasione di incontro tra la millenaria cultura asiatica e l’Occidente: “La grande Onda”, raffigurazione di un’immensa onda che sta per travolgere due barche di pescatori, secondo una corrente interpretativa, o che da queste viene affrontata con coraggio, secondo altri critici. Simbolo comunque della lotta tra Natura e Uomo, da sempre in corso, senza che si sia mai potuto eleggere né un vincitore né un vinto.

Questi, dunque, sono i protagonisti seduti al tavolo da gioco e l’Alfa Romeo 4C Hokusai è il risultato del briefing. La sinuosa carrozzeria della sportiva della casa di Arese diventa foglio bianco e vergine su cui dipingere, con l’aerografo a mano libera, l’onda del maestro nipponico, su posteriore e tetto, che minaccia le imbarcazioni, sulle portiere.

Nessun timore di essere eccessivi e la certezza in tasca di non passare inosservati: una macchia di colore, tra azzurro, anzi blu di Prussia per la precisione, e bianco a sottolineare le linee aerodinamiche della Alfa Romeo 4C e cerchioni, azzurri eccentrici anch’essi, che non vogliono certo essere secondi a nessuno.

Anche gli interni non si vergognano di osare e si mostrano prepotenti giocando con colori ed omaggi che riescono a garantire armonia ed a celebrare la stima che il Giappone ha sempre dimostrato per le quattroruote italiane.

Tessuto blu denim Kubaro, il “jeans” più prezioso che ci sia, e pelle bianca Foglizzo, il brand torinese leader nel settore del restauro degli interni delle automobili di pregio, con disegno che ricorda le squame della carpa, “koi” in giapponese, il pesce che nuota controcorrente ed è simbolo di anticonformismo e di forza e dinamicità, per sedili e rivestimenti.

Corona del volante e leva del cambio lavorate a mano seguendo le regole dello Tsukamaki, l’arte nipponica utilizzata per rivestire l’elsa della katana, completano le operazioni “artigiane” prima di far scendere il silenzio su quell’opera d’arte che è l’Alfa Romeo C4 Hokusai.

Talmente artistica che è stata spedita, insieme alla BMW i8 Futurism Edition, altra one-off presentata a maggio per celebrare i 50 anni della BMW in Italia e realizzata dall’azienda di Elkann che ha dipinto una i8, la futuristica ibrida sportiva da 231 CV della casa automobilistica di Monaco di Baviera, ispirandosi al dipinto ad olio “Lampada ad Arco” dell’eclettico artista torinese Giacomo Balla, alla mostra “Piston Head II: Artists Engage The Automobile” allestita nella Galleria Venus a Los Angeles, dove è stata ammirata dai visitatori dal 10 luglio al 10 settembre, tranquilla e serafica, sul suo piedistallo, accanto ad altre opere d’arte, automobili trasformate da artisti del calibro del californiano Peter Shire, del tedesco Sterling Ruby o dello svizzero Olivier Mosset.

Per onestà va detto che il collezionista Adam Lindemann, proprietario della Galleria Venus, è amico da anni dell’istrionico Lapo, ma siamo certi che non è questo il motivo per cui l’Alfa Romeo C4 Hokusai ha trovato posto sulle pedane espositive della prestigiosa mostra, perché questa volta il giovane rampollo Agnelli ha fatto centro ed è riuscito a dare forma ad un autentico esemplare unico, un ibrido tra progetto di design ed opera artistica.

Un troppo che non stroppia, insomma.

Come solo l’arte autentica sa fare.

Giulio Orzieri

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