Il costo del carburante per autotrazione, è una delle voci del bilancio personale, e familiare, che incidono maggiormente.
Nel nostro paese poi, sul costo finale, incidono molto le famose “Accise”, che fanno parte delle cosiddette “imposte di scopo”, gabelle calcolate sul carburante, che servono – come dice lo stesso nome – a uno scopo ben preciso, come ad esempio creare un fondo per sovvenzionare un progetto di varia natura.
In Italia, paghiamo molto caro questo tipo d’imposizione fiscale, che incide per ben il 52% sul prezzo finale.
Se a questo aggiungiamo l’andamento altalenante del costo del petrolio al barile, che dipende da molti fattori, anche e soprattutto di ordine politico, ecco che, il momento della sosta alla stazione di servizio, diventa un vero assillo.
Ora siamo in un periodo di forte rialzo del costo del petrolio, che universalmente, viene calcolato – come unità di misura – a barile. E’ il Codacons – Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell’Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori – a evidenziare questa situazione, ma anche dalla Commissione Europea, si solleva la questione.
Il Codacons, ha verificato il livello degli ultimi aumenti, e – dallo studio effettuato – si è potuto evincere che, in una manciata di giorni, l’aumento è stato di circa il 3% per ciò che riguarda il prezzo finale della benzina e di ben il 3,6% per il gasolio. Potrebbe sembrare una percentuale minima, eppure fa aumentare di ben due euro un pieno di benzina, ma anche di gasolio, dal momento che, anche su questo tipo di carburante – ovviamente – si calcolano i rialzi.
Dalla Commissione Europea, secondo uno studio effettuato sull’andamento relativo al primo trimestre 2016, si evince come, siamo secondi solo all’Olanda per ciò che riguarda il rincaro del prezzo della benzina, e per ciò che riguarda il gasolio, siamo quarti dopo Regno Unito, Svezia, e Malta, ma sempre ai primi posti per i costi più elevati.
Carlo Rienzi, Presidente del Codacons, ha ribadito come non sia accettabile che, all’origine delle impennate dei prezzi dei carburanti per autotrazione, vi siano gli andamenti delle quotazioni internazionali, che non consentono un andamento stabile del prezzo finale.
Se a questo, come abbiamo visto, si aggiungono i rincari dovuti a tasse e imposte, ecco che non si può sperare in una moderazione della spesa complessiva per i cittadini.
A parlare dell’incidenza delle gabelle sul prezzo finale dei carburanti per autotrazione, il Centro Studi Promotor, un’agenzia che si occupa di ricerca specializzata sul mercato dell’automobile. Secondo uno studio realizzato recentemente, e prendendo in esame il mese di Marzo, il prezzo finale della benzina, in Italia, era superiore – a livello europeo – di 22,1 centesimi al litro, per la maggior parte, 21,7 centesimi, derivanti da una maggiore pressione fiscale e solo 0,4 centesimi derivanti da costi industriali.
Non diversa la situazione per il costo finale del gasolio: se è pur vero che, l’aumento dovuto ai costi industriali, sempre nel mese di Marzo, è stato inferiore – rispetto alla media europea – di circa 2,7 centesimi al litro, la pressione fiscale ha inciso per circa 21,3 centesimi.
C’è però da dire che, rispetto al primo trimestre 2015, gli italiani quest’anno, hanno avuto un notevole risparmio, calcolato in un -8%, per ciò che riguarda il prezzo della benzina e di un -14,4% per il gasolio. Ciò corrisponde, in soldoni, a una minore spesa, pari a circa 1,6 miliardi di euro, che non è poco.
Gian Primo Quagliano, Presidente del Centro Studi Promotor, ha così commentato questo dato: «Il risparmio degli italiani alla pompa è stato molto consistente, ed è infatti di 1,6 miliardi».
Sta di fatto che, in ogni caso, il cittadino non si accorge poi troppo di questi grandi risparmi. Resta comunque il problema centrale, che è rappresentato dalla mancata armonizzazione dei prezzi, che non seguono affatto il costo effettivo del greggio, bensì – come abbiamo visto – criteri diversi e non controllabili.