T-Red: gli intransigenti semafori predatori che non perdonano
Giulio Orzieri 10 Febbraio 2016

Si chiama T-Red anche se ogni tanto si rischia di confondersi e chiamarlo T-Rex, il terribile dinosauro predatore vissuto circa 70 milioni di anni fa.
In realtà, però, altro non è che un dispositivo semaforico utilizzato in alcuni incroci per rilevare e multare coloro i quali passano con il rosso.

Vediamone il funzionamento.
Il T-Red è dotato di due telecamere, la prima a colori atta a controllare il colore del semaforo e verificare quando vengono commesse le infrazioni, la seconda ad infrarossi per poter registrare anche di notte la targa dei veicoli colpevoli.
Nel momento in cui scatta il giallo le telecamere si azionano e cominciano a scattare fotografie, ben 60 al secondo, una più una meno, a chi attraversa l’incrocio con il rosso. In seguito, attraverso un sistema di fibre ottiche, le foto vengono inviate al Comando di Polizia Municipale che si occupa di accertarsi dell’avvenuta infrazione ed inviare il verbale della multa a casa del proprietario della vettura che l’ha commessa.

Detta così, a dire il vero, questo dispositivo non sembrerebbe così pericoloso come l’alato carnivoro preistorico, perché, diciamolo, passare con il rosso mette in pericolo non solo la sicurezza di chi è al volante, ma anche quella degli altri guidatori e dei pedoni. Più che legittimo, quindi, cercare e punire chi è così incosciente da commetterla.
E allora, cos’è che rende i T-Red così invisi a tutti?

L’accusa è la seguente: gli apparecchi vengono volutamente programmati in modo che ci sia toppo poco tempo tra il momento in cui scatta il giallo ed il momento in cui scatta il rosso, condizione, questa, che porta a non dare al guidatore che si sta avvicinando all’incrocio il tempo e lo spazio necessario per poter arrestare il veicolo prima della linea continua mettendolo nella condizione di dover impegnare l’incrocio quasi obbligatoriamente.
Ovviamente tutto ciò, sempre secondo l’accusa di cui sopra, non sarebbe fatto per il poco elegante scopo di far dispetto ai cittadini, ma per rimpinguare le casse delle Amministrazioni che, si sa, sempre languono e piangono miseria.
Per amor di cronaca si ricorda che passare con il semaforo rosso è un’infrazione che comporta una sanzione che ammonta a 162,00 € (200,00 se commessa nelle ore notturne) e la decurtazione di 6 punti dalla patente (12 se il guidatore è un neopatentato). Non poco.

E se, in effetti, spulciamo un po’ il Codice della Strada vediamo che il semaforo giallo (art. 41, comma 10) ha proprio la funzione di segnalare al guidatore che deve cominciare a rallentare, ma che, se non gli fosse possibile fermare la vettura prima della striscia continua, deve impegnare velocemente l’incrocio e sgombrarlo facendo attenzione.
Ora, non si può certo non riconoscere i vantaggi che i semafori “carnivori” comportano. Certamente sono preziosi strumenti in mano a chi è preposto a tutelare la sicurezza della cittadinanza per poter scoprire e punire quegli automobilisti troppe volte troppo imprudenti e “spacconi” che mettono a rischio sé stessi e, soprattutto, gli altri, e altrettanto sicuramente contribuiscono a garantire che, quantomeno nei pressi degli incroci in cui sono posizionati, gli automobilisti procedano con prudenza ed attenzione.

Ma non si può neanche non osservare che la cocciuta convinzione delle Amministrazioni comunali di regolare gli intervalli di tempo fra giallo e rosso ai minimi stabiliti dalla legge, punisce anche chi si ritrova a commettere l’infrazione senza dolo, ovvero senza averne realmente avuto l’intenzione.

E qualcuno di questi ultimi, sentitosi ingiustamente punito, ha fatto ricorso al Giudice di Pace, cercando di dimostrare la propria innocenza morale. La questione è, infatti, annosa e non c’è città d’Italia che non sia stata sede di polemiche sui T-Red tra cittadini e Istituzioni.
Ma conviene davvero fare ricorso? Esiste qualche possibilità di ottenere il riconoscimento della propria buona fede e dell’eventuale “cattiva” fede dei Comuni?

La cronaca giuridica di questi ultimi anni su questa questione non ci fa propendere molto per il sì, purtroppo, perché tra sentenze ordinarie e sentenze di Cassazione che si contraddicono  e si incagliano su particolari, ipotesi, interpretazioni e quant’altro, non sono molti i cittadini che hanno ottenuto l’annullamento della sanzione.
Le varie Associazioni di Consumatori, tuttavia, sono molto attive nel promuovere azioni di protesta e ricorsi a sentenze sfavorevoli, a indicare che il campo di battaglia è ancora molto acceso e vivo.

Molto rumore per nulla, diceva il buon vecchio Shakespeare. Ed in effetti appare difficile comprendere perché le Amministrazioni non tarino i diabolici T-Red su un intervallo di tempo sufficiente, basterebbe anche un solo secondo in più, per permettere a chi non vuole passare con il rosso di fermarsi. In questo modo, nell’occhio della telecamera ad infrarossi resterebbe solo chi a rallentare ed a fermarsi proprio non ci ha pensato e nessuno potrebbe discutere sulla legittimità delle multe e delle sanzioni con cui punirli.

Giulio Orzieri

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