Un cingolato con i pezzi di una macchina Lada? Esiste!
Giulio Orzieri 22 Gennaio 2016

Mater artium necessitas, per dirla in latino, anche se il più familiare e conosciuto “fare di necessità virtù” rende meglio l’idea.

E così ha fatto Andrei Romanov, un meccanico di Omsk, vivace centro culturale della Siberia sud-occidentale.

La necessità era quella di riuscire a spostarsi in modo agevole in una regione del mondo in cui a gennaio la media della temperatura è di -17° e la neve ed il ghiaccio ricoprono le strade da novembre ad aprile.

La “virtù”, invece, ha un nome alfanumerico, T-21099, ed è una sorta di carro armato, costruito con la carcassa di una vecchia Samara- Lada montata su dei cingoli, che riesce a raggiungere la velocità di 65 km/h. Ad onor di verità, la vera virtù, molto probabilmente, è la capacità creativa, e realizzativa, di Andrei Romanov il quale è riuscito a costruire un cingolato con le sue mani.

«Grazie al mio lavoro,» ha dichiarato Andrei «possiedo molti pezzi vecchi di altre autovetture. Ho usato la carrozzeria di una Samara-Lada e parti di altre vetture russe come la UAZ e la Gazel, mentre le ruote provengono da alcune vetture Moskvich» ha concluso, come se costruire con le proprie mani un incrocio tra un tank ed una berlina familiare fosse cosa per tutti.

Entrando nel dettaglio, la macchina che è stata usata dal simpatico inventore per realizzare la “creatura” è un vecchio, vecchissimo, modello della Samara 21099, e metà nome di battesimo ha la sua spiegazione, una berlina a tre volumi e quattro porte prodotta dalla Lada-Vaz dal 1992 principalmente per il mercato russo, anche se un tentativo di conquista del mercato occidentale fu intrapreso

La Samara-Lada sbarcò, infatti, in Francia, in Germania, in Italia, in Spagna, in Belgio e nei Paesi Bassi, ma dopo pochi anni l’esportazione fu interrotta a causa dell’insuccesso della vettura in Europa, non tanto per le caratteristiche meccaniche, quanto per le brutte finiture, la mancanza di comfort e la scarsa qualità dei materiali.

Per quanto riguarda la spiegazione della parte letterale del nome lo stesso Andrei Romanov ci viene in aiuto dichiarando, durante un’intervista, che ha chiamato la sua “creatura” così in onore del leggendario carro armato T-34, che fu la colonna portante dell’artiglieria pesante sovietica durante la II Guerra Mondiale.

Per costruire un cingolato, però, servono dei cingoli e Andrei è riuscito a realizzare anche quelli, partendo da 8 ruote di una vecchia Moskvic. Sembra, infatti, che le cinghie da montare sul telaio del rullo nel quale ha posizionato le ruote, 4 per ogni cingolo, le abbia fatte con le sue mani.

Ci sono volute circa 6 settimane per portare a termine il lavoro e, per quanto Andrei l’abbia fatta facile durante le dichiarazioni rilasciate ai giornalisti che l’hanno preso d’assalto quando sono venuti a conoscenza della sua impresa, non è stato per niente semplice.

Le parti con cui ha messo insieme il tank-berlina non provenivano tutte dalle stesse automobili, essendo pezzi di vecchie macchine destinati ad essere buttati via, e quindi sono stati lavorati affinché si potessero adattare gli uni agli altri. Alcuni pezzi, inoltre, sono stati comprati nuovi e sono stati anch’essi adattati alla nuova stravagante vettura.

Andrei ha dichiarato con orgoglio che l’investimento totale è stato di circa 300.000 rubli, poco più di 3.500 euro, ma che le prestazioni sono davvero sorprendenti, oltre ogni sua aspettativa iniziale. Il motore da 90 cavalli riesce a far raggiungere al mezzo una velocità di 65 km/h, anche se il consumo non è certo rispettoso dell’ambiente: per fare 100 km ci vogliano, infatti, 16 litri di benzina. Del resto, non si può pretendere tutto.

La vera qualità della T-21099, però, sta nella sue capacità di affrontare la neve ed il ghiaccio. Andrei ha guidato in situazioni in cui il fondo stradale era veramente proibitivo e il suo tank-berlina non l’ha mai abbandonato, a parte, raccontano le cronache, un paio di volte che è rimasto impantanato nel fango.

Andrei Romanov è diventato l’eroe del suo quartiere e allegramente accompagna al lavoro i suoi vicini di casa; Ha anche montato sui sedili posteriori due seggiolini per i suoi due bambini e li scorrazza in su ed in giù per Omsk in tutta sicurezza.

Chapeau, Andrei, perché non è certo alla portata di tutti riuscire a costruire un cingolato con cui accompagnare i figli a scuola, così come non è alla portata di tutti riuscire a trasformare i problemi in opportunità.

Giulio Orzieri

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