Si è conclusa da poco la quinta edizione della Milano AutoClassica, il grande evento dedicato alle auto del passato, le regine della storia dell’automobile, settore che, come è noto, muove passioni come pochi.
Il presente, rappresentato dai tre padiglioni della Fiera di Rho che hanno ospitato le varie “signore”, ha fatto da tramite tra le star di ieri, che, come l’essere icona indiscussa impone, non hanno certo mostrato gli anni che portano sull’”avantreno”, e quelle di domani, giovani ed avveniristiche “nuove leve” di un molto probabile successo.
I visitatori venivano accolti da un Ferrari 750 Monza, classe 1954, un’autentica opera d’arte, da una Porsche 550 RS Spyder, classe 1953, la macchina mitica del mitico James Dean, e da una Ermini 357 Sport carrozzata Scaglietti, il gioiellino figlia e sintesi dei due geniali costruttori. Tanto per dare il benvenuto.
14 i Marchi ufficiali presenti, dalla Abarth alla Bentley, facendo due passi anche fra le gomme delle rappresentanti della Lamborghini, della Lotus, della Maserati e della McLaren, solo per citarne qualcuno.
E non potevano mancare passaggi di testimone tra miti che si confermano e si rinnovano, intramontabili ed immortali: la “vecchia” Giulia dell’Alfa Romeo, simbolo di una generazione che si è saputa liberare di un passato pesante, accanto alla “nuova” Giulia, in attesa nelle vetrine primaverili delle concessionarie, che ha già mietuto vittime a Ginevra, qualche settimana fa. O, sempre in casa FCA, si potevano ammirare le nuove minigonne della Fiat 124 Abarth Sport, indiscutibilmente bellissima accanto all’iconica vettura di mezzo secolo fa a cui si è ispirata.
Ma Milano AutoCassica non è stata solo un trionfo di bellezze intoccabili e di modelli di punta in arrivo, pronti a conquistare le nuove generazioni, ma anche spazio di incontro per gli appassionati del restauro e dei modelli d’epoca, dell’artigianato di nicchia, della passione comune per delle “macchine” che smettono di essere delle semplici macchine e diventano opere d’arte.
Come la 2Cv 2×2 Sahara, l’unica vettura in tutta la storia dell’automobile a non avere neanche un bullone prodotto in serie e che è stata restaurata tutta con pezzi NOS, ovvero New Old Stock, vecchi ed originali ma mai usati, in pratica. Vergine da molto e ancora “intatta”, in estrema sintesi. Roba da veri intenditori.
Erano presenti anche la 250 GT Berlinetta Lusso del 1962, la Ferrari sportiva di lusso disegnata da Pininfarina, la Dino 246 GTS del 1972, una “cugina” della precedente, la Lotus Emotion e l’Alfa Romeo Bella, due dei gioielli della Collezione Bertone, avveniristiche ancora oggi, dopo più di 20 anni da che hanno messo gomma su strada.
E si potrebbe andare avanti all’infinito, a fare elenchi di numeri, sigle e nomi roboanti, ma non basterebbe a raccontare gli occhi lucidi e la commozione degli appassionati, anzi dei veri cultori delle auto d’epoca, di quelli che sanno la storia di ogni curva percorsa da quelle vetture che vanno a vedere, di quelli che non si stancano mai di curiosare di desiderare e di ammirare quelle elegantissime signore di metallo col cuore nascosto sotto i cofani.
Più di 50.000 le presenze, con un incremento del 15% rispetto a quelle dell’anno scorso, a testimoniare l’accoglimento positivo del pubblico di questa contaminazione tra passato e futuro.
Entusiasmo anche durante le premiazioni dell’ASI (Automotoclub Storico Italiano), che ha consegnato i trofei, 29 Manovelle, per le automobili, e 7 Pedivelle, per le moto, ai vincitori delle varie categorie.
Una discreta folla ha seguito anche le corse di auto storiche presso il Classic Circuit Arena, la pista esterna lunga 1,4 km che ha ospitato la seconda edizione dell’Historic Rally Milano AutoClassica, una gara di velocità per vetture d’epoca che ha visto contrapposte una Porsche ed un’Alfa Romeo.
Milano AutoClassica non è stata, però, solo un palcoscenico di Star e Regine, ma anche un importante mercato dove gli appassionati hanno potuto vendere o acquistare dal pezzo di ricambio alla supercar da sogno, da poter parcheggiare nel garage di casa, anche se i dati ancora ufficiosi sembrerebbero confermare che le contrattazioni sono state poche perché il trend dei prezzi è stato ancora troppo alto, nonostante la generosa disponibilità di qualcuno che desiderava non tirare neanche troppo sul prezzo.
Non c’è che dire. La Milano AutoClassica è stata un trionfo di potenza e bellezza, per non scordarci che qui, nel nostro caro vecchio ed un po’ sgangherato Stivale, sappiamo come si coniuga la passione per l’automotive: tra passato e futuro stabilmente solida nel presente.
Per sempre.
All’anno prossimo!