Quali sono le “vere” auto storiche?
La domanda non è, come potrebbe sembrare, una questione di lana caprina, ma un quesito centrale per definire quello che sarà il destino del bollo relativo per i proprietari di qualche gioiello d’epoca ancora circolante sulle nostre strade. Secondo quanto stabilito dall’Automobile Club d’Italia, possono infatti considerarsi storici solo i veicoli che riescano a testimoniare con la loro tecnologia, il design, le prestazioni sportive e l’eleganza lo sviluppo automobilistico nel corso dei decenni. Ma chi decide chi fa parte di questo esclusivo elenco?
Esenzione del bollo, addio per le macchine con meno di trent’anni
Prima di tutto un breve riassunto della questione: da quest’anno, infatti, l’esenzione del bollo è prevista soltanto per le auto storiche dai 30 anni in su, mentre quelle fino a 29 anni di età dovranno pagarlo. La disposizione, contenuta nell’ultima legge di stabilità, ha sollevato numerose polemiche che non si sono ancora sopite malgrado sia stata approvata nello scorso mese di dicembre. In particolare a protestare – oltre ovviamente ai proprietari di un “Giulietta” o di una vecchia “500” – sono stati gli operatori nel settore delle auto d’epoca, che temono una forte contrazione del volume dei propri affari in seguito all’aumento degli oneri legati al possesso di una di queste vetture: non soltanto venditori, ma anche i meccanici e i carrozzieri specializzati, molti dei quali hanno acquisito particolari e ben pagate competenze per operare sulle auto d’epoca.
La rivolta delle regioni
Ad applicare il tributo, in concreto, devono essere le regioni, e molte di queste (come Piemonte, Veneto, Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna) si sono schierate contro il pagamento del bollo, presentando a loro volta dei disegni di legge regionali per mantenere l’esenzione. Secondo l’interpretazione dei tecnici del Ministero dell’Economia, interpellati sulla questione, in termini strettamente giuridici il bollo auto si configura come tributo regionale derivato dallo Stato; in altre parole, le regioni non hanno la discrezionalità di applicarlo o meno, ma sono tenute ad attenersi a quanto deciso dal Governo.
La posizione dell’ACI: via il bollo auto storiche, ma solo con i controlli
A favore dell’abolizione del bollo è arrivata anche l’ACI, attraverso una dichiarazione del suo presidente, Angelo Sticchi Damiani. A margine di Legend Cars, la fiera d’auto d’epoca veronese conclusasi pochi giorni fa, Sticchi Damiani ha infatti detto la sua facendo notare l’importanza di definire quali vetture siano realmente storiche: «Le auto storiche non devono essere oggetto di speculazione perché non si può lucrare sul nostro passato né tantomeno sul nostro futuro. I veicoli meravigliosi esposti a Verona hanno vinto il tempo: c’erano ieri e ci saranno domani. Ma senza adeguate misure a salvaguardia del settore, il loro domani sarà lontano da noi e dai nostri figli, con ripercussioni fatali anche per i lavoratori specializzati nel restauro e nella valorizzazione delle vetture d’epoca. I giovani oggi preferiscono un viaggio o uno smartphone all’automobile: ciò vale per i veicoli nuovi come per quelli storici. Se non si riduce subito l’esborso per le quattro ruote, si compromette irrimediabilmente il futuro dell’auto».
Il marchio ACI STORICO
Per il bollo auto storiche, quindi, misure di salvaguardia, che possono arrivare grazie alla lista chiusa di modelli universalmente riconosciuti come storici, definita proprio da ACI per la prima volta e già a disposizione sia delle compagnie di assicurazione che degli interlocutori pubblici; proprio questa potrebbe fungere da modello per combattere il proliferare delle certificazioni storiche che sono state rilasciate negli ultimi anni proprio da chi avrebbe dovuto tutelare il settore, con conseguente confusione diffusa tra operatori e utenti.
Qualche mese fa, ACI aveva infatti pubblicato, in occasione della Fiera di Auto e Moto d’Epoca di Padova, un elenco dei modelli con almeno 20 anni di vita che potevano considerarsi degni di considerazione collezionistica, raggruppati sotto il marchio “ACI STORICO”: in tutto 340 (tra Alfa Romeo, Audi, Autobianchi, BMW, Chevrolet, Citroen, Fiat, Ford, Lancia, Mercedes, Opel, Peugeot, Renault, Rover, Saab, Triumph, Volkswagen, solo per citare alcuni dei marchi più noti), da aggiungersi a tutti i veicoli con più di 40 anni di età. Secondo le dichiarazioni di ACI all’epoca, infatti, era «assurdo» che lo Stato avesse «finora delegato a un organismo privato compiti di defiscalizzazione sui veicoli senza fissare alcuna tariffa per l’erogazione del servizio a tutela degli utenti, obbligando peraltro gli automobilisti a tesserarsi a un’associazione per vedere riconosciuti i propri diritti».